DIPARTIMENTO DI INFORMATICA ED AUTOMAZIONE |
I dischi ide hanno una capacità massima di 528 MByte.
Lo standard eide supporta dischi fino a 8,4 GByte. Se il vostro bios
è antecedente al 1994 probabilmente non supporta dischi eide più
grandi di 528 MByte. Per sfruttare appieno le potenzialità dello
standard eide serve un controller ad hoc.
I controller eide sono veloci e gestiscono 4 differenti dispositivi
ide su due canali separati, inclusi lettori di cd-rom e unità a
nastro.
Il protocollo ide/ata è in grado di gestire dischi aventi un
massimo di 65.536 cilindri, in quanto dispone di un "contatore di cilindri"
di 16 bit di lunghezza (216 = 65.536). Tuttavia l'interrupt 13h del bios,
la routine di gestione delle memorie di massa, permette l'accesso a un
massimo di 1.024 cilindri (210 = 1.024). D'altro canto, mentre l'interrupt
13h può gestire un numero massimo di 256 testine per disco, il limite
di ide/ata è di sole 16 testine.
Sebbene tanto ata quanto l'interrupt 13h presi singolarmente permettano
di utilizzare dischi di grande capacità, il loro uso combinato comporta
l'impiego dei valori minimi dei rispettivi parametri chs, ossia 1.024 cilindri,
16 testine, 63 settori di 512 byte ciascuno, per un totale complessivo
di 528 MByte.
Nell'uso di hard disk eide ad alta capacità esistono due possibilità
per superare lo scoglio rappresentato dal limite di 528 MByte, ambedue
incluse nella definizione di Enhanced ide e basate su una rimappatura della
struttura del disco in funzione dei parametri fisici chs noti. Si tratta
delle modalità di traduzione "Large" o "chs to chs" e "lba". Tanto
il disco fisso quanto il bios devono supportare queste modalità
di traduzione della geometria del disco: fatto scontato per gli hard disk
di capacità maggiore ai 528 MByte poiché costituisce uno
standard industriale, ma difficilmente riscontrabile nei bios con data
precedente al 1994.
Aggiungendo un disco ad alta capacità a un sistema vlb o pci
che supporta dischi di grande formato, il bios interrogherà il disco
fisso e predisporrà automaticamente il sistema per gestire la traduzione.
Supponiamo, ad esempio, di dover installare un hard disk da 545 MByte,
i cui parametri chs siano rispettivamente 1.057, 16, 63. All'atto della
configurazione del disco, impostando nel bios la modalità "Large",
i valori chs verranno modificati in 528, 32, 63. Con questo artificio il
bios crederà di avere a che fare con un disco fisso le cui specifiche
chs rientrano nell'ambito dei valori limite imposti dall'interrupt 13h
(chs 1.024, 256, 63). Scegliendo invece la modalità "lba", i parametri
chs verranno sempre impostati a 528, 32, 63: in questo caso però
la geometria del disco verrà ridisegnata assegnando ai settori un
numero sequenziale a partire da lba 0, corrispondente a cilindro 0, testina
0, settore 1.
In fase di accesso al disco per operazioni di lettura/scrittura, il
settore richiesto verrà tradotto dal formato chs del bios in un
indirizzo lba a 28 bit che verrà trasferito all'hard disk e riconvertito
per ricercare i dati richiesti.
L'adozione di dischi eide su sistemi con bus isa non permette di sfruttare
un transfer rate superiore a 3,3 MByte al secondo, limitando i benefici
dell'eide alla sola possibilità di gestire dischi di elevata capacità.
Bus a 8 bit, 7 periferiche controllabili, 5 MByte/s di velocità
ma tanti problemi
In effetti, quello standard assicurava la possibilità di gestire
fino a sette dischi fissi con capacità che potevano raggiungere
anche 8 GByte. Ma non solo: le specifiche SCSI permettevano anche di realizzare
dispositivi diversi (come cd-rom, stampanti, scanner) capaci di interfacciarsi
al pc per mezzo di un unico controller che gestiva un bus di comunicazioni
standard per tutte le possibili periferiche. Purtroppo le cose non sempre
vanno come ci si aspetterebbe. Lo standard SCSI, infatti, stentò
a decollare nella sua forma iniziale (nota come SCSI 1) a causa di una
serie di problemi di compatibilità tra periferiche e controller
originati da una scarsa formalizzazione delle specifiche del protocollo.
Così la diffusione della tecnologia ide, meno raffinata ma più
semplice ed economica dello SCSI, si affermò nettamente nel settore
dei personal computer.
SCSI 2
prestazioni invariate ma risolti i problemi grazie all'interfaccia aspi. Nel frattempo fu formalizzata un'evoluzione delle specifiche SCSI (battezzata SCSI 2) che eliminò tutti i precedenti problemi di compatibilità, definendo in dettaglio tutti gli aspetti del protocollo scsi e fornendo un'interfaccia software standard per la gestione delle periferiche, cioè l'aspi (Advanced Scsi Programming Interface). Col passare del tempo e con la naturale evoluzione maturata da parte degli utenti di pc, i limiti strutturali delle specifiche ide cominciarono a farsi sempre più difficili da sostenere. Ecco, allora, che qualcuno tornava a scommettere su un'imminente diffusione dello standard SCSI 2.
Fast SCSI 2
prestazioni raddoppiate con 10 MByte/s di velocità. In effetti,
con il passaggio da scsi-2 a Fast scsi-2, si è assistito a una consistente
diffusione di tale tecnologia, anche perchè nella nuova forma lo
scsi assicurava prestazioni molto superiori a quelle offerte fino a quel
momento da qualsiasi altro sistema. Con il Fast scsi-2, infatti, la velocità
di trasferimento dei dati sale fino a 10 MByte al secondo (rispetto ai
3 dell'ide e ai 5 dello scsi-1 e scsi-2).
Nonostante i buoni auspici, però, la tecnologia Fast scsi-2
non riuscì a scalfire la supremazia dell'ide, anche perchè
questa, nel frattempo, rafforzò le proprie posizioni grazie ad alcuni
significativi miglioramenti. Venne realizzato, infatti, lo standard Enhanced
ide che annullò di fatto i limiti dell'ide originale, mantenendone
allo stesso tempo i vantaggi in termini di costi bassi delle periferiche
e dei controller. Con l'eide (Enhanced ide) era possibile raggiungere velocità
di trasferimento dati di 16 MByte al secondo, oltre alla possibilità
di gestire fino a 4 dischi fissi (ma anche cd-rom) senza il limite dei
528 MByte di capacità. Da allora anche l'Enhanced ide si è
evoluto, acquisendo per esempio le funzioni dma (accesso diretto alla memoria).
Oggi l'eide è il sistema di gestione delle memorie di massa più
diffuso in assoluto, e non c'è dubbio che anche in futuro manterrà
tale posizione.
Wide SCSI
Raddoppia l'ampiezza del bus (16 bit) e con essa il numero di unità
controllabili. Nonostante l'affermazione dello standard eide come tecnologia
di riferimento nel settore dei personal computer, lo scsi (così
ormai si indica generalmente il Fast scsi-2) è ben lungi dalla scomparsa
definitiva. Infatti, ci sono numerosi settori applicativi in cui l'utilizzo
della tecnologia scsi è pressochè indispensabile, in particolare
nei server di rete e nelle workstation ad alte prestazioni con sistemi
operativi multitasking. In questi settori, che al giorno d'oggi sono in
continua espansione, lo scsi ha trovato una collocazione ideale e un luogo
di crescita e di sviluppo. Per soddisfare l'esigenza di un maggior numero
di periferiche controllabili a una maggiore velocità, è nato
lo standard Wide scsi. In realtà sarebbe più corretto dire
"Fast Wide scsi-2", ma non esistono periferiche Wide (cioè con bus
a 16 bit) che non siano anche Fast (cioè con le temporizzazioni
del Fast scsi-2).
Raddoppiando l'ampiezza del bus, oltre al vantaggio di poter controllare
il doppio di periferiche, c'è anche il vantaggio di raddoppiare
la quantità di dati trasferiti nell'unità di tempo. Ciò
significa che il transfer rate del Wide scsi diventa di 20 MByte al secondo,
pur mantenendo invariata la frequenza di clock già utilizzata nel
Fast scsi-2. Sebbene disponibile da anni, solo di recente i dischi Wide
scsi sono apparsi numerosi sul mercato.
Ultra SCSI (fast 20)
Raddoppia la velocità dell'interfaccia e con essa il transfer rate. Si arriva, così, alla più recente evoluzione dello scsi, cioè a quello che viene comunemente chiamato Ultra scsi. Il modo esatto di indicare tale tecnologia, però, sarebbe scsi fast 20, in quanto Ultra scsi è un termine già utilizzato dal produttore UltraStore per indicare una serie di hard disk di classe Fast scsi-2. Ad ogni modo, chiamata Ultra scsi o scsi fast 20, la nuova tecnologia si basa sul raddoppio delle frequenze di clock del Fast scsi-2. In tal modo nascono due nuove classi di dispositivi scsi: gli Ultra scsi (o scsi fast 20) con velocità di 20 MByte al secondo e gli Ultra Wide scsi (o scsi wide fast 20) da 40 MByte al secondo. I primi sono l'evoluzione del Fast scsi-2 a 8 bit con la frequenza di clock raddoppiata, mentre gli altri derivano dall'evoluzione del Wide scsi a 16 bit.
Fast 40 e SCSI seriale
Oltre a quelli visti fin qui, esistono altri due tipi di tecnologie
scsi. Una è la cosiddetta fast 40, ancora non implementata in alcun
dispositivo, che si basa sull'ulteriore raddoppio del clock dell'Ultra
scsi (fast 20). L'altra, genericamente definita come scsi seriale, abbandona
le caratteristiche fisiche del tradizionale scsi parallelo, per diventare
una vera e propria interfaccia seriale di trasmissione dati che sfrutta,
però, il set di comandi del protocollo scsi.
Mentre non ci sono ancora dispositivi scsi fast 40, diversi sono quelli
già in commercio compatibili con lo scsi seriale. Alcuni vanno sotto
la sigla fc-al (Fiber Channel Arbitrated Loop), mentre altri vengono definiti
ssa (Serial Storage Architecture). Tutti, comunque, sono idealmente raccolti
dalle specifiche scsi-3, che allo stato attuale sono una sorta di compendio
di numerosi standard sviluppati da altrettanti gruppi di studio.
SCSI 3
Lo scsi-3, in realtà, è una famiglia di standard in continua evoluzione che definiscono i diversi livelli dell'interfaccia scsi. I principali livelli che vengono identificati sono: strato fisico (connettori, piedinatura e segnali elettrici), protocollo (l'organizzazione e il funzionamento dello strato fisico), architettura (l'organizzazione e la gestione dei comandi), comandi primari (istruzioni che devono essere supportate da tutti i dispositivi) e comandi specifici (istruzioni particolari per ciascun tipo di periferica). Per ogni strato, poi, può esistere una diversa implementazione (come Fiber Channel e ssa), da cui nascono standard differenti, che però vanno tutti sotto la definizione generale di scsi-3.
Stato attuale | Fine 1996 | 1997 | fine 1997 |
BUS DI I/O INTERNI | |||
ISA
Dal 1984, isa è stata l'interfaccia interna onnipresente. La sua frequenza di 8 MHz e la larghezza di banda di 3 MByte per secondo la rendono adatta per i mouse e per altri dispositivi a bassa velocità. |
ISA continua a esistere come metodo primario per connettere al pc dispositivi relativamente lenti. | Alcuni dispositivi che usano l'ISA migrano verso PCI e altri invece vengono collegati all'Universal Serial Bus (USB). | Immutato nel disegno, ISA continua a essere utilizzato a lungo per supportare i vecchi dispositivi. |
EISA
Con il suo transfer rate di 33 MByte per secondo e la sua frequenza di 8,33 MHz, è stato usato per adattatori SCSI e schede grafiche di fascia alta ma ha perso terreno, eccetto che su pochi server. |
È probabile che EISA si troverà solo su macchine di fascia alta per mantenere la possibilità di supportare vecchie schede come controller raid e schede di rete. | EISA viene completamente soppiantata dal PCI e da altre tecnologie. | |
VL Bus
Questo bus a 133 MByte per secondo a 40 MHz ha trovato successo negli adattatori grafici per Windows (marginale la sua diffusione tra i controller per dischi rigidi). |
L'arrivo del PCI ne ha determinato l'estinzione. | ||
PCI
Questo bus a 133 MByte per secondo a 33 MHz è stato progettato primariamente per i primi adattatori grafici e per i dischi ad alte prestazioni. |
PCI rimane la scelta sicura quale bus interno per il personal computing. | La velocità aumenta a 266 MByte per secondo e la frequenza sale a 66 MHz. È una soluzione multipiattaforma che permette di costruire schede virtualmente identiche per architetture differenti come workstation, Mac e pc. | PCI mantiene la sua popolarità ed estende le sue capacità, ad esempio nel campo delle tecnologie seriali, come il FireWire. |
BUS DI I/O ESTERNI | |||
EIDE
L'interfaccia EIDE è il metodo più economico per collegare hard disk, lettori di cd-rom e unità a nastro. Accelera le prestazioni rispetto al vecchio ide, dando 13,3 MByte per secondo a 13,3 MHz (teorici). |
La velocità dei prodotti tradizionali aumenta a 16,7 MByte per secondo con una frequenza di 16,7 MHz. | La velocità di trasferimento raggiunge 33 MByte per secondo a 33 MHz. | La velocità di trasferimento raggiunge 33 MByte per secondo a 33 MHz, ma EIDEsarà abbandonato nel 1988 grazie alla diffusione dei metodi seriali. |
SCSI
È il metodo preferito per collegare il numero maggiore e più ampio di dispositivi, sia esterni sia interni. SCSI permette la connessione di sette dispositivi per canale, con transfer rate massimo di 40 MByte per secondo a 20 MHz. È la scelta obbligata per server, installazioni raid e dispositivi di archiviazione ad alte prestazioni. |
L'ultimo sviluppo della tecnologia, Ultra scsi, inizia a dominare il mercato degli hard disk scsi. | Le prestazioni raggiungono 80 MByte per secondo a 40 MHz. | I metodi seriali che impiegano tecnologie scsi erodono il mercato scsi parallelo relativamente a dispositivi di archiviazione dati ad alte prestazioni. |
USB(Universal Serial Bus)
USB si presenta come un bus per connettere a un pc monitor, dispositivi di input, scanner di pagina e altre periferiche. I primi pc con supporto usb sono apparsi, ma i driver e le periferiche non arriveranno che alla fine del 1996. Una variazione del bus potrebbe consentire la connessione economica di dischi rigidi. |
Le prime unità forniranno un transfer rate di 12 Mbps, a basso costo, a bassa ampiezza di banda. usb rende semplice l'aggiunta di elementi, specialmente per i portatili. | USB continua a crescere in popolarità grazie all'arrivo di più periferiche a bassa ampiezza di banda e grazie alla sua integrazione sulle schede madri dei pc. | Il transfer rate può raggiungere 16 Mbps. C'è una vasta accettazione del bus per le connessioni esterne, non per gli hard disk, ma l'USB resta ancora un po' lento per le stampanti e periferiche affini. |
IEEE 1394 (FireWire)
Questa interfaccia ad alta velocità, una tecnologia seriale SCSI ancora in fase di sviluppo, può gestire video dal vivo o registrato. Per il suo design economico, sarà presto usata per hard disk, scanner, stampanti e apparecchiature video digitali. |
All'apparizione delle prime apparecchiature di i/o per pc, la velocità viene spinta a 200 Mbps. Sono disponibili prodotti per il mercato consumer tra cui le videocamere digitali. | IEEE 1394 acquisisce una vasta accettazione nelle configurazioni tradizionali di fascia alta. | Grazie a una velocità di 400 Mbps, IEEE 1394 diventa lo standard per l'I/O ad alta velocità. |
Oggi atm ha senso per tre categorie di utenti. Se la vostra rete deve
trasportare grandi quantità di dati grafici oppure audio o video
in tempo reale, un'installazione atm a 25,6 Mbps può essere la soluzione
adatta, ma solo a patto che la vostra azienda intenda anche investire nello
sviluppo di applicazioni ad hoc. Inoltre, se avete bisogno di una garanzia
assoluta sui tempi di consegna delle informazioni in rete (ad esempio se
svolgete attività di intermediazione finanziaria) atm è sicuramente
adatta.
Infine, se volete iniziare a prendere contatto con questa tecnologia
avviando un'installazione pilota, questo è il momento giusto per
attivarsi. L'ostacolo principale alla diffusione di atm, tuttavia, è
la mancanza di applicazioni specifiche; il software e i sistemi operativi
di oggi, infatti, non supportano atm in modo nativo e, quindi, non possono
trarre vantaggio dalla qualità dei servizi e dalla gestione deterministica
delle connessioni che saranno l'elemento distintivo delle soluzioni future.
I comitati che si occupano degli standard atm hanno già fatto alcuni passi per assicurare l'interoperabilità tra atm stessa e le architetture di rete preesistenti, definendo ad esempio Classical IP, un servizio destinato all'interconnessione con le reti ip, nonché il più generico LAN Emulation, che si rivolge invece alle reti basate su ip, ipx e alcuni altri protocolli di trasporto. Gli adattatori atm di Adaptec in prova hanno funzionato bene con Classical IP su sistemi Windows NT di tipo sia client sia server, ma LAN Emulation non era ancora pronto al momento delle nostre prove. Il passo successivo saranno gli agganci nativi ad atm, che verranno inseriti direttamente nei sistemi operativi e nelle applicazioni a partire dal prossimo anno. Quasi tutti i produttori offrono un' API che consente di realizzare software in grado di comunicare direttamente con schede e switch atm, ma la mancanza di un vero standard e la lentezza con cui si stanno sviluppando applicazioni di carattere generale limitano l'utilizzo di questa tecnologia ai mercati verticali. In altre parole, se oggi volete trarre il maggior vantaggio possibile da atm, dovrete sviluppare direttamente il software necessario.
Attualmente atm viene utilizzato nelle università, nei centri di ricerca e nelle grandi aziende, su reti prevalentemente costituite da workstation Unix dove la presenza di PC (con Windows NT) è marginale. Questi siti sono sempre in stretto contatto con i produttori, allo scopo di sviluppare applicazioni specifiche e di ottimizzare i driver, le prestazioni e l'interoperabilità. Per sperimentare atm su reti basate su pc è necessario disporre di adattatori pci e di sistemi operativi a 32 bit come Windows NT, NetWare e, molto probabilmente, Windows 95 nel prossimo futuro. Attualmente Windows NT è l'ambiente più supportato in ambito PC, mentre solo un numero ridotto di produttori forniscono i driver per NetWare.
ISDN sta per Integrated Services Digital Network vale a dire
rete numerica integrata nei servizi. Si tratta di uno standard definito
dal ccitt (Comitato Consultivo Internazionale Telegrafico e Telefonico)
per una nuova rete di trasmissione digitale diffusa su scala mondiale che
si propone di fornire all'utente una struttura moderna per il trasferimento
di informazioni ad alta velocità, al cui interno siano integrati
servizi supplementari.
L'elevata larghezza di banda e la trasmissione digitale sono i due
aspetti principali che caratterizzano questo sistema trasmissivo. Il sistema
prevede due canali separati, ciascuno da 64 Kbit per secondo, su cui possono
viaggiare contemporaneamente voce e dati. Il servizio principale, in questo
caso, è la trasmissione dati ad alta velocità, ma anche la
telefonia convenzionale ne risulta migliorata poiché, disponendo
di un telefono isdn, è possibile visualizzare sul display i dati
del chiamante ancora prima di rispondere alla telefonata. Inoltre, si possono
realizzare applicazioni di teleconferenza, telemetria (lettura a distanza
dei contatori, allarmi e altro) e servizi di allarme, nonché tutte
quelle funzioni di accesso a data base in linea, teleshopping e teletex,
incluso il servizio Videotel. Infatti, a fianco dei due canali da 64 Kbps
esiste anche un terzo canale a 16 Kbps sul quale viaggiano i segnali di
controllo per la connessione (chiamata, occupato, sincronizzazione delle
trasmissioni eccetera) e anche dati in formato X.25: il protocollo che
per anni è stato utilizzato in Italia per distribuire a basso costo
gli accessi a banche dati e servizi telematici.
Le aziende di solito usano isdn come linea di riserva (backup) su cui
convogliare le trasmissioni da una filiale all'altra quando vengono a mancare
le linee di trasmissione dati dedicate. Alcune lo impiegano anche per le
applicazioni di telelavoro, installando in casa del dipendente una stazione
che si collega alla rete aziendale diventandone parte integrante nonostante
la distanza. Un'altra possibilità d'uso è la creazione di
gruppi di lavoro che collaborano da località diverse. Poiché
isdn prevede una tariffazione a tempo, essa risulta conveniente solo per
connessioni sporadiche ad alta velocità oppure per connessioni ad
alta velocità che non siano sempre con lo stesso corrispondente.
Qualora ci fosse la necessità di trasferire dati in continuazione
sempre tra gli stessi due punti conviene procurarsi una linea dedicata
se sono in gioco grandi volumi (come in un'applicazione editoriale o di
gestione delle immagini), una linea frame relay se i volumi sono notevoli
ma la velocità non è un fattore critico, una linea X.25 se
i volumi sono modesti (come nel caso di uno sportello Bancomat). Da qualche
tempo isdn sta diventando uno strumento di moda per accedere a Internet.
Premesso che l'odierna velocità delle dorsali Internet italiane
(ma non solo) non giustifica un attacco individuale a 64 Kbps, troviamo
che isdn può essere un mezzo economico per collegare a Internet
l'intera azienda, usando un piccolo router connesso alla rete locale. In
questa circostanza si risparmia, dovendo pagare una sola linea telefonica
invece delle svariate linee che si dovrebbero pagare se ciascuno accedesse
per proprio conto via modem, inoltre si potrebbe operare un certo controllo
sugli accessi (dal router) senza per questo spingersi fino ad acquistare
una linea dedicata con tutte le apparecchiature necessarie il cui costo
parte da una trentina di milioni per arrivare a diverse centinaia. Anche
l'abbonamento di accesso a Internet richiesto dall'Access o Service Provider
costa molto meno quando si riferisce a una linea isdn piuttosto che a una
linea dedicata.
Architettura ISDN
La struttura caratteristica dell'isdn è idealmente sintetizzabile
in un "condotto digitale di bit": tutto ciò di cui l'utente deve
disporre è l'allacciamento alla rete digitale e un'interfaccia per
il pc che sia in grado di colloquiare con tale rete: terminal adapter.
Volendo è anche possibile aggiungere un telefono digitale e un fax
digitale, ma queste apparecchiature hanno ancora un costo proibitivo, perciò
conviene mantenere parallelamente anche una linea telefonica normale su
cui usare il telefono ed eventualmente il fax (sempre che non si usi il
pc a tale scopo).
Il confine tra l'utente e la rete isdn sarà il cosiddetto dispositivo
di terminazione di rete o, più brevemente, NT1. Questo dispositivo
appare come una piccola scatola con un pannello di led, che funge da interfaccia
tra le periferiche digitali e il doppino telefonico. Alcune compagnie telefoniche
(soprattutto negli usa) richiedono che sia l'utente ad acquistare e gestire
l'NT1 come un qualsiasi dispositivo esterno; invece in altri casi (comunemente
in Europa) è la stessa società telefonica che possiede e
gestisce l'NT1.
Al dispositivo di terminazione di rete (NT1) viene collegato il cosiddetto
cavo di bus passivo, a cui si collegano a loro volta fino a otto
dispositivi digitali. Se le esigenze di sfruttamento superano le otto unità
consentite dall'NT1, è necessario utilizzare un dispositivo denominato
ispbx (Isdn Private Branch eXchange) ovvero un centralino isdn che
ha la forma di armadietto a cui si collegano i vari apparecchi di utenza
e che governa gli accessi di tutti i dispositivi al canale.
Esistono sei tipi di canali isdn caratterizzati da differenti velocità
di trasferimento; attualmente il ccitt ha standardizzato tre possibili
combinazioni: accesso base (Basic Rate Interface - bri), accesso
primario (Primary Rate Interface - pri) e una categoria ibrida.
L'accesso base e primario utilizzano, in modo differente, canali digitali
da 64 e 16 Kbps; la categoria ibrida, invece, utilizza un canale analogico
a 4 KHz e un canale digitale a 16 Kbps.
Secondo le specifiche del ccitt, l'accesso base offre 2 canali digitali
(detti di tipo "B") da 64 Kbps per la voce e i dati, più un canale
digitale (di tipo "D") da 16 Kbps per la segnalazione fuori banda e il
traffico X.25. Tutti e tre i canali viaggiano sul normale doppino telefonico
usato per la telefonia. I due canali "B" possono essere cumulati per trasmettere
dati fino a 128 Kbps, in tal caso il costo della telefonata raddoppia.
L'accesso primario offre invece 30 canali "B" da 64 Kbps per la voce e
i dati, più un canale "D" da 64 Kbps, il tutto su due doppini telefonici
affiancati. Poiché l'accesso primario va spesso oltre le reali necessità
di un'azienda, diverse società telefoniche europee offrono canali
primari frazionati. In questo campo l'Italia si distingue, una volta tanto,
per la flessibilità del sistema impiegato. Telecom infatti offre
un pacchetto da 15 canali a cui si possono aggiungere pacchetti incrementali
di 5 canali fino ad arrivare a 30.
La categoria ibrida, invece, è stata pensata per consentire
la combinazione di telefoni analogici ordinari con un canale digitale.
Il risultato vorrebbe avvicinarsi, per quanto possibile, all'accesso base,
ma questo tipo di configurazione è di fatto inesistente in Europa
e in America.
Ciascun canale "B" accetta dati in forma digitale oppure voce nella
forma di un singolo canale fonia in pcm (Pulse Code Modulation)
con campioni di 8 bit prelevati 8.000 volte al secondo. Nel caso di trasmissione
dati, tutti i 64 Kbit per secondo sono a completa disposizione dell'utente
visto che le informazioni di gestione della chiamata (segnalazioni) viaggiano
sul canale "D" separato. Quest'ultimo viene utilizzato in fase di chiamata
e di interruzione del collegamento ed è suddiviso in tre sottocanali
logici per la segnalazione, per la telemetria e per i pacchetti a bassa
larghezza di banda (X.25). Il formato e il contenuto dei pacchetti scambiati
lungo il canale di controllo è stato formalizzato dal ccitt nel
documento noto come SS#7 (Signaling System n. 7); la struttura funzionale
dell'SS#7 è piuttosto simile alle specifiche X.25, ciononostante
l'SS#7 resta essenzialmente un metodo per controllare le apparecchiature
di commutazione telefonica.
La push technology: tutti ne parlano e molti la indicano come
una tecnologia capace di rivoluzionare il Web, anche se in questi casi
la prudenza sarebbe d'obbligo. Di sicuro c'è che alle piccole società
nate sull'onda di questa nuova tecnologia si stanno oggi aggiungendo software
house del calibro di Microsoft, Lotus e Netscape. Ma che cos'è la
push technology e quale relazione ha con i servizi giornalistici
on line? Il termine push indica che le pagine disponibili on line
vengono automaticamente spinte (push, appunto) dal server sul desktop
dell'utente che, in questo modo, non è costretto ad andarsele a
cercare per tirarle a sé (pull). In sostanza, quindi, la
push technology è un sistema client/server che permette di
raccogliere le informazioni disponibili sulla Rete e di distribuirle automaticamente
sul desktop secondo i tempi stabiliti dall'utente. Si tratta quindi di
una tecnologia che, sulla falsariga del broadcasting televisivo,
cerca di risolvere il problema delle troppe informazioni disponibili via
Internet. La Rete, infatti, ospita ormai milioni di pagine che rischiano
di disorientare gli utenti.
La soluzione, affermano i sostenitori della push technology,
consiste nell'offrire agli utenti la possibilità di scegliere dei
canali (channel) di informazioni da cui essere aggiornati automaticamente
e direttamente sul proprio desktop. Pointcast, una delle prime società
ad aver offerto servizi di push technology, offre per esempio la
possibilità di scaricare un software (requisiti: processore 486/33,
8 MByte di ram e 10 MByte di spazio disponibile sul disco) che consente
di personalizzare le informazioni e di aggiornarle automaticamente. Il
client, infatti, è configurabile in modo tale da selezionare le
notizie prelevate dai canali, ovvero da alcuni siti disponibili attraverso
questo servizio (Cnn, Techweb, Pathfinder, Wired e New York Times, per
fare alcuni nomi). Le news sono suddivise per argomenti e categorie (politiche,
meteorologiche, finanziarie e via di seguito) e vengono visualizzate attraverso
un plug-in per Netscape Navigator (ma entro la fine dell'anno il
servizio sarà disponibile anche con Internet Explorer di Microsoft)
oppure con un viewer autonomo. Le informazioni sono inoltre personalizzabili
in rapporto ai diversi canali disponibili e, per esempio, è possibile
inserire le sigle delle aziende quotate in borsa per visualizzarne le relative
informazioni.
L'aggiornamento, come detto, è automatico ed è possibile
stabilirne la frequenza, così come automatica è la connessione
e lo scollegamento alla Rete. Il servizio è gratuito. Almeno per
ora, perché Pointcast - il cui servizio è utilizzato secondo
il settimanale Business Week da circa un milione di persone - medita
di incominciare a farlo pagare. Così la push technology oltre
a proporsi come soluzione ai problemi di "eccesso di informazioni" disponibili
on line, rappresenta (o vorrebbe rappresentare) un prototipo di servizio
di news vendibile (per esempio all'utenza business), in grado di selezionare
per gli inserzionisti pubblicitari un target definito (per esempio chi
legge informazioni finanziarie). Al risparmio di tempo per l'utente (niente
più "navigazione" dispersiva, eliminati i problemi di lentezza della
Rete) la push technology associa così la possibilità
di rendere redditizia Internet. D'altra parte, la pre-selezione dei contenuti
e delle fonti consente i vantaggi sopra elencati ma, per altro verso, significa
anche l'impossibilità di replicare la ricchezza (per qualità
e quantità) delle informazioni disponibili on line. Inoltre, secondo
alcuni osservatori, la push technology potrebbe rivelarsi redditizia
in termini economici e di audience nell'immediato, ma rischia di pregiudicare
la possibilità di sperimentare nuove forme di comunicazione on line
ripercorrendo quelle in uso con la televisione. Indipendentemente però
da qualsiasi considerazione, la push technology sta conoscendo in
questi mesi una celebrità fino a poco tempo fa imprevedibile. E
cosi, il numero di aziende impegnate in questo genere di servizi va aumentando.
Marimba (http://www.marimba.com), per esempio, ha saputo conquistarsi
l'attenzione di molti osservatori perché offre un modello di push
technology basato su Java. Servizi di questo genere sono offerti, tra
gli altri, anche da Freeloader (http://www.freeloader.com), Backweb
(http://www. backweb.com) e After Dark Online (http://www.afterdark.com).
Il salto di qualità di queste tecnologie, inoltre, potrebbe essere
assicurato dalle future piattaforme di Microsoft e Netscape: Active Desktop
e Constellation. Nel caso dell'azienda di Bill Gates, per esempio, l'integrazione
delle funzioni di navigazione con il sistema operativo dovrebbe infatti
rendere ancora più intuitivo l'aggiornamento automatico di informazioni
o applicazioni attraverso la push technology. E Netscape, che già
offre un servizio di news via posta elettronica (In-box direct), con Constellation
sembra andare in una direzione simile.
ESDI (Enhanced Small Device Interface - interfaccia per
piccoli dispositivi migliorata)
Un'interfaccia per dischi rigidi in uso verso la fine degli anni Ottanta
che consentiva di trasferire da 10 a 15 Mbit per secondo.
Fast ATA (Fast at Attachment - ATA veloce)
Con questo termine Seagate Technology indica i dischi fissi compatibili
con lo standard Enhanced IDE.
IDE (Integrated Device Electronics o Intelligent Drive
Electronics - disco con elettronica di controllo integrata)
Una specifica che definisce un'interfaccia per dischi rigidi di dimensioni
medio-piccole (da un minimo storico di 10 MByte a un massimo consentito
di 504 MByte). Tutta l'elettronica di controllo si trova abbinata al disco
stesso anziché su una scheda di espansione che colleghi il disco
al bus del personal computer. Esiste comunque una scheda da inserire nel
bus, ma si tratta unicamente di un'interfaccia di transito a cui si possono
collegare due dischi IDE. Questo elevato livello d'integrazione riduce
la distanza che i segnali elettrici devono percorrere e semplifica la costruzione
della scheda da montare sul bus (la cui componentistica spesso viene anche
integrata direttamente sulla scheda madre). All'inizio degli anni Novanta
i dischi IDE hanno rimpiazzato i dischi esdi (Enhanced Small Device
Interface) che avevano acquisito un'ampia diffusione sui personal computer
alla fine degli anni Ottanta. Un disco IDE con interfaccia a 8 bit arriva
a una velocità di trasferimento massima di 3,3 MByte al secondo,
che raddoppiano se si passa a 16 bit. Un disco esdi con interfaccia verso
il bus a 10 MHz arrivava a 1,25 MByte al secondo, mentre con un'interfaccia
a 20 MHz arrivava a 2,5 MByte al secondo.
PIO mode (Programmed Input/Output Mode - modalità pio)
Modalità di trasferimento dati da e verso il disco fisso, nella
quale l'hard disk viene visto dalla CPU come un indirizzo logico di memoria
al quale accedere attraverso interfacciamento con il controller.
PIO mode 3 (Programmed Input/Output mode 3 - modalità
pio 3)
Protocollo di trasmissione dei dati dal disco rigido al processore
attraverso il relativo controller, tipico della tecnologia Enhanced IDE
alias Fast ata. Costituisce un'evoluzione del protocollo pio già
usato nell'IDE standard. Arriva a una velocità di 11,1 MByte al
secondo rispetto ai 3,3 MByte al secondo degli IDE convenzionali.
PIO mode 4 (Programmed Input/Output mode 4 - modalità
pio 4)
Protocollo di trasmissione dei dati dal disco rigido al processore
attraverso il relativo controller, tipico della tecnologia Enhanced IDE
di seconda generazione alias Fast ata-2. Costituisce un'evoluzione del
protocollo pio mode 3 già usato negli Enhanced IDE standard. Arriva
a una velocità di 16,6 MByte al secondo rispetto agli 11,1 MByte
al secondo del pio mode 3.
RAID(Redundant Array of Inexpensive Disks - batteria ridondante
di dischi economici)
L'idea consiste nel posizionare diversi dischi entro un singolo contenitore
e quindi scrivere i propri dati su queste unità in modo che se uno
o più dischi venissero a mancare le informazioni resterebbero comunque
disponibili. I vari dischi vengono raggruppati in una singola unità
logica che a sua volta viene vista dal server come se fosse una singola
unità fisica. La tecnica RAID viene usata sia per aumentare la sicurezza
sia per ridurre i tempi di accesso al di sotto dei valori fisici tipici
di ogni singolo disco presente nella batteria. Questa configurazione può
essere realizzata via hardware con un controller specializzato oppure via
software unendo tra loro dischi di tipo standard. I tre attributi fondamentali
della tecnologia raid sono: a) si tratta di un insieme di dischi visti
dall'utente come un singolo dispositivo logico, b) i dati dell'utente vengono
distribuiti fisicamente tra i vari dischi in una maniera ben definita,
c) viene aggiunta capacità di disco ridondante in modo da recuperare
le informazioni in caso di guasto di un'unità della batteria.
SCSI(Small Computer System Interface - interfaccia di
sistema per i computer di piccole dimensioni)
Pronunciato "scasi". Una potente e flessibile interfaccia di connessione
per periferiche resa popolare dall'Apple Macintosh e utilizzata prevalentemente
per collegare all'unità centrale dischi rigidi, nastri, lettori
di cd-rom, scanner e altri dispositivi di memorizzazione o di input di
dati. La SCSI e la sua più moderna versione SCSI-2 sono eccellenti
nella gestione di dischi rigidi di grandi dimensioni e consentono di collegare
allo stesso bus fino a 7 dispositivi in cascata. Questo significa che una
sola scheda di controllo SCSI pilota fino a sette dispositivi (dischi o
altro). Il bus SCSI funziona come se fosse una specie di rete locale in
piccolo, consentendo di collegare otto dispositivi di cui uno è
la scheda di controllo. È possibile una comunicazione diretta tra
un'unità e l'altra senza coinvolgere l'unità centrale. In
teoria ciascun dispositivo SCSI potrebbe essere ulteriormente suddiviso
in otto unità logiche, da 0 a 7, il che ci porta a un numero massimo
di 56 unità. Una batteria di dischi potrebbe essere configurata
in questo modo, ma quasi tutti i dispositivi SCSI in circolazione sono
unità singole.
Dott Ing. ALDO NECCI
Dipartimento di Informatica ed Automazione Via della Vasca Navale, 79 |
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e-mail: necci@inf.uniroma3.it |